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Gli articoli di Apertura 

di Silvano

Presentazione 2016

a cura di Silvano Papi

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“Ma che ci troveranno i ragazzi nel tuo centro? Non si mangiano patatine fritte, cotolette, hamburger, merendine, nutella… e poi sveglia alle 7.00. Fanno la corvè! Roba da matti!”
Un amico, anche lui maestro di tennis, mi ha fatto lo scorso anno questa domanda.
Anche molti genitori nel corso degli anni si sono meravigliati di un sacco di cose:
“Veramente mio figlio ha pulito i tavoli e spazzato il pavimento?”
“Ha mangiato le minestre?!”
“E’ riuscito a dormire nel bungalow in compagnia di un ragno? Non posso crederci…”
“Lunedì ha telefonato chiedendo di tornare a casa e ora non vuole venir via e mi ha chiesto di restare un’altra settimana…”

Questo in poche parole è il risultato della crescita che si rinnova ogni anno nei nostri giovani ospiti, e la presentazione di quest’anno è un tentativo, spero non troppo noioso, di spiegare le cause di questi cambiamenti a partire dal superamento della paura e dal concetto di benessere.

La paura è la nostra più forte, importante e primitiva emozione; ci informa sui percorsi durante la crescita, un’alleata non da esorcizzare ma da lasciarci spesso e volentieri alle spalle. Oggi il nostro atteggiamento difronte a questa emozione è cambiato: siamo più paurosi, apprensivi, vediamo pericoli ovunque. L’allerta meteo è diventato il nostro orizzonte quotidiano. Aspettiamo l’acquazzone che chiamiamo ‘Bomba d’acqua’ per enfatizzare l’aspetto apocalittico. Temiamo l’estate con ‘L’emergenza caldo’ e l’inverno con ‘L’emergenza freddo’. Anche i vaccini provocano terrore: ‘pare possano causare l’autismo’. Avendo smesso di CREDERE abbiamo iniziato a credere a tutto. Ogni giorno su siti più o meno improvvisati viene pubblicato qualcosa di definitivo: scoperti i 5 alimenti che provocano il cancro! E molti, proprio ora che siamo nell’età dell’abbondanza, voltano le spalle a salsicce e carni rosse. Ci aggrappiamo alle virtù taumaturgiche del “Bio” sperando che la natura non toccata dalla chimica possa evitare l’ecatombe. Così immaginando pericoli ovunque perdiamo i benefici della paura che ci protegge dai pericoli reali.

Cosa ha portato a questo in così poco tempo?

A mio avviso la presa di distanza dalla natura, la pretesa onnipotente di controllarla e di piegarla ai nostri desideri, la residua scarsa dimestichezza con essa, l’oblio dei pericoli reali (guerre, povertà, lotta per la sopravvivenza), rappresentano le cause dell’aumento delle paure e della conseguente minore autonomia.

I ragazzi, nelle notti e nei giorni genazzanesi, si ritrovano invece immersi nella natura, ci dormono e imparano a convivere con ragni e formiche, con ricci e istrici, con la terra e la raccolta delle verdure nell’orto. Controllano la crescita delle ‘loro’ piantine e poi le mangiano assieme agli altri, in allegria. Se si svegliano di notte ci sono le cicale a rassicurarli, o il bagliore intermittente delle lucciole (così rare oggi nei grandi centri), il cielo così stellato infinitamente grande e noi sotto infinitamente piccoli come è giusto che sia.

L’altro argomento riguarda il benessere rappresentato come una condizione statica e permanente, e non come un desiderio dinamico.

Il benessere ci ha abituato a un’atmosfera di conforto continuo che fa apparire il minimo pericolo come una minaccia devastante. Esorcizzare la sofferenza è l’attività più diffusa che tuttavia ci porta a privarci spesso della gioia, è evidente che senza il sostantivo “sofferenza” non esisterebbe il suo complemento. Anche il timore della sofferenza psicologica alimenta l’idea che i bambini vadano difesi da quei momenti di vita che possono contrariarli o turbarli, momenti che alcune generazioni or sono avremmo definito formativi. Da ciò l’abitudine di premiare tutti i bambini che hanno preso parte a una gara, anche quelli che sono arrivati ultimi, che non avrebbero titolo per un premio. “Tutti prendono un premio così nessuno si sente inferiore, ferito o addirittura fallito.” Una cappa iperprotettiva si stende a difesa della frustrazione, che al contrario a mio avviso dovrebbe alimentare la motivazione e la capacità di sognare. Molti genitori sottolineano le differenze con la propria generazione: “Quando ero bambino non c’erano tutte queste possibilità…Mio padre non mi avrebbe mai consentito… Non avevamo i mezzi…” Non si accorgono che proprio in quell’assenza, in quella mancanza, in quel vuoto che effettivamente poteva somigliare a un abisso, si stavano creando le basi della loro ricchezza interiore. Assaporare un biscotto dopo averlo atteso e vinto! A proposito di questo l’episodio di una mamma che venendo a riprendere il figlio, con un taccuino in mano, mi chiese se potevo darle la marca dei biscotti che lui aveva imparato ad amare durante la permanenza al college, visto che a casa non gliene andava bene uno. Le dissi che erano i pacchi da 1 chilo del discount.

“Ah… capisco, forse è perché lì da voi se li deve sudare”.

“E Attendere” aggiunsi io. Rimpinzati come sono di ogni bendidio, anticipati nel desiderio e privati al contempo dell’esperienza del desiderio e della conquista.

Così trascorrono i giorni di Genazzano, con le paure notturne, le astinenze forzate, le sudate sui campi e sulla pista di atletica. Pane e marmellata o cereali la mattina, i più fortunati qualche biscotto vinto il giorno prima. Le ronde notturne dei maestri, le odiate corvè, le regole. Però anche la festa del venerdì con la scorpacciata di dolci fatti in casa, i balli e il coprifuoco a mezzanotte, e… forse ancora una mezz’ora in più a contemplare il cielo di notte che non era mai stato così stellato!!! A metà settimana scoprono che le regole in fondo non sono così brutte, si possono trasgredire, in assenza delle quali nessuna trasgressione ovvero divertimento sarebbe stato possibile. Il sabato arriva sempre troppo presto e le separazioni anche, ma al di là di qualche lacrima si legge la gioia nei loro occhi, per avercela fatta, per aver digerito le minestre della sera:

“Non sono niente male… forse le mangerò a casa”.

“All’anno prossimo” è la frase ricorrente, mentre scorre l’immagine gioiosa (per me anche un po’ malinconica) della partenza con il borsone a tracolla e il sacco a pelo in mano.
Buon Genazzano Tennis Camp a tutti e…vediamo cosa ci riserva questa volta, la 35esima!


Silvano Papi

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